d.ssa Stefania SINIGAGLIA

d.ssa Stefania SINIGAGLIA
d.ssa Stefania SINIGAGLIA Presidente dell'AICCeF

ANNO 2011 NUMERO 3

LETTERA DELLA PRESIDENTE
di Rita Roberto


Care Colleghe e cari Colleghi
eccomi al consueto appuntamento con Voi e con i Lettori della Rivista per mantenere un filo diretto programmatico ed informativo sulle attività dell’Associazione. Innanzitutto intendo ringraziarvi per la costante partecipazione alle varie attività che vi abbiamo proposto in quest’ultimo periodo e che ci consentono di crescere in vitalità, visibilità e professionalità. Ringrazio, inoltre, sentitamente i Soci che sono intervenuti ai Convegni regionali, realizzati con il prezioso e competente aiuto dei Referenti Regionali, dei Direttori e membri dei Consultor , che ci hanno permesso di portare in molte realtà la figura del Consulente Familiare. Un caloroso ringraziamento va anche a tutto il Consiglio Direttivo, alla Redazione e alla Segreteria per l’infaticabile impegno.
Molto positiva è stata la partecipazione della delegazione Aiccef alla 58° Conferenza della Commissione Internazionale per le relazioni della coppia e della famiglia il 27-29 maggio a Gand, in Belgio, di cui trovate dettagliata relazione nelle pagine di questo numero. Qui ci siamo potuti confrontare in grande armonia con tanti professionisti che si occupano della famiglia, provenienti da tutto il mondo. In questo contesto abbiamo potuto constatare che l’interesse per il ben-essere della famiglia è così elevato da consentire a tutte le professioni di contribuire, con le proprie conoscenze e competenze, alla formulazione di ipotesi comuni di programmi, interventi, ricerche, scambi metodologici e questo è stato veramente molto arricchente. Credo che bisogna incrementare l’organizzazione di simili iniziative anche in Italia, dove ancora persiste uno scontro di competenze tra le varie professioni che esercitano la relazione d’aiuto a favore della famiglia. A tal proposito vi informo di una recente iniziativa, che va in tal senso, organizzata dal CISPeF di Frosinone, un’associazione Onlus fondata dal nostro socio don Ermanno D’Onofrio, a cui ho partecipato in rappresentanza dell’Aiccef e della figura del Consulente Familiare. L’eloquente titolo del convegno era: ”La relazione d’aiuto: professioni a confronto“. Hanno partecipato alla tavola rotonda uno psichiatra, una psicopedagogista, una psicologa dell’età evolutiva, un mediatore familiare, una counselor, una mediatrice culturale e un’assistente sociale. La tavola rotonda è stata moderata da una docente dell’Università di Cassino e ha visto tutti i relatori impegnati a dare la propria visione, modalità d’intervento e deontologia specifica della propria identità professionale. Ne è risultato un “cerchio” ricco e variegato dove al centro è stata posizionata la famiglia come bene comune a tutte le professioni d’aiuto e della società. Ho avuto modo di specificare che il Consulente Familiare, fin dalla sua origine, è abituato a lavorare in equipe e a confrontarsi con altri professionisti e che questa prassi è utile come modello per costruire reti sociali a sostegno della famiglia.
Viceversa vi riporto la mia recente esperienza presso il Tribunale di Vasto dove sono stata convocata dal Presidente del Tribunale per partecipare alla Commissione per l’aggiornamento dell’Albo dei C.T.U. ed esaminare la domanda di una nostra socia a far parte dell’elenco dei periti. In sede di riunione della Commissione il componente rappresentante dell’Ordine degli Psicologi ha mosso, contro l’iscrizione di un Consulente Familiare nell’Albo dei C.T.U., una serie di illazioni negative e dispregiative del tipo: ”siete una professione non riconosciuta, senza una preparazione adeguata, che si sovrappone ad una professione ordinistica … erodete spazi non di vostra competenza … siete a partita IVA …“ Il Presidente del Tribunale, vista anche la mia veemente reazione a tali arroganti e inesatte congetture, ha aggiornato la seduta della Commissione, chiedendo a noi due rappresentanti degli Psicologi e dei Consulenti Familiari, di produrre adeguata documentazione a sostegno delle nostre tesi. Pertanto ho inviato al Presidente una relazione di sette cartelle, di cui vi riporto solo la conclusione (per motivi di spazio), a cui ho allegato il nostro Statuto, il Regolamento e il Codice deontologico :
“Alla luce di quanto esposto fin qui, tali contrarie opinioni si qualificano, spiace dirlo, per quelle che sono: illazioni dettate da una scarsa conoscenza della situazione complessiva della disciplina delle professioni e dell’evoluzione legislativa in atto. Inoltre il rappresentante dell’ Ordine degli psicologi non si è affatto opposto all’iscrizione nell’Albo dei C.T.U. del Grafologo, professione che interviene nella sfera emotiva e cognitiva degli individui, che si trova nella medesima situazione professionale del Consulente familiare, perché ambedue professioni non regolamentate ma legittimamente operanti in Italia. Senza considerare che la legge istitutiva dell’ordine degli Psicologi, n.56 del 1989 (12 anni dopo la fondazione dell’A.I.C.C.eF.), prevede, giustamente, che lo psicologo adotti: “gli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità..” Ma tale normativa è stata interpretata dall’Ordine degli psicologi (per tutti v. lettera dell’Ordine degli psicologi del Piemonte, del 14.1.2010 alle Organizzazioni sindacali) nel senso che essa conceda un “ambito di attività molto ampio, che abilita lo psicologo ad operare efficacemente in moltissimi settori: clinico, sociale, psicologia del lavoro, benessere psico-fisico e crescita personale (crescita emotiva, cognitiva, relazionale, etc.). Ciò vale, appunto, per lo “psicologo”, cioè per il soggetto che abbia conseguito l’abilitazione a svolgere la propria attività in ambito psicologico mediante l’esame di Stato, ed è, quindi, ex lege riservato a lui”. Tale interpretazione è stata criticata anche dalla Suprema Corte di Cassazione che ha fatto presente che nessuna professione può vantare l’esclusiva sulla sfera emotiva e cognitiva dell’uomo ed, in pratica, godere del privilegio di una riserva di legge su tutto lo scibile umano. Non è possibile, infatti, rivendicare l’esclusività nelle scienze umane, mentre concordiamo nel riservare agli Psicologi l’insegnamento e la pratica delle materie relative all’indagine psicologica finalizzata alla diagnosi declaratoria (leggi test), sottolineando che non è consentito (e non interessa ai Consulenti Familiari) fare diagnosi psicologiche, test o occuparsi di patologie. Tuttavia non si può esimere il Consulente Familiare dalla conoscenza, sotto il profilo teorico, delle sindromi, poiché tale conoscenza gli permetterà di poter inviare un cliente al professionista più appropriato. Fare chiarezza in merito alle professioni d’aiuto compete sia agli Ordini che alle Associazioni Professionali definendo correttamente gli ambiti per evitare confusione nei confronti dell'utenza, ma senza creare discriminazioni o scorrette informazioni. A questo proposito l’ A.I.C.C.e F., come già precisato, obbliga i propri iscritti all’Albo professionale: di consegnare e far firmare ai clienti il “ Contratto di Consulenza e Consenso informato” e a dichiarare nelle fatture e nei contratti di consulenza presso centri di volontariato: “Intervento di Consulenza Familiare o Prestazione professionale di Consulenza familiare”. Solo una diversa o scorretta dichiarazione può essere denunciata.”
Come potete constatare la battaglia è dura e bisogna essere sempre molto attenti e vigili nel tutelare la nostra professione e nel portare avanti, forti della nostra lunga e comprovata esperienza, il mandato sociale affidatoci.
Nell’augurarvi buona lettura e una meritata vacanza vi do appuntamento alla prossima Giornata di Studio di ottobre.

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